20 novembre 2012

The Twilight Saga: Breaking Dawn Parte 2

Mi era già capitato, con il secondo capitolo New Moon, di parlare bene di questa saga che più commerciale non si può. Ma, come tutti noi cinefili sappiamo, anche il commerciale ha delle determinate regole che possono o meno piacere, ma che vanno rispettate. Bill Condon aveva deluso non poco con la prima parte dedicata all'epico finale (uso i termini della campagna pubblicitaria) della saga che vivrà in eterno, e le aspettative su questa conclusione definitiva non potevano essere più basse. Invece, e ho quasi il terrore di dirlo, The Twilight Saga: Breaking Dawn parte 2 funziona. E funziona non poco, amici miei. Putrido, banalissimo, scontato e piatto finale di una epopea infinita di robetta insulsa, ma con un suo significato. La produzione riesce finalmente a sfornare, dopo quattro scempi artistici, un finale degno di questo nome.
C'è UN momento, UN SOLO momento, UN FOTTUTO momento che merita assolutamente l'attenzione di tutti: la battaglia finale. E non perché io sia un pazzo sanguinario che non vede l'ora che tutti i personaggi di questa serie muoiano, ma per il semplice motivo che il silenzio da parte di tutti i protagonisti mette in mostra la vera qualità visiva del Bill Condon pre-Twilight. Sono infatti i dialoghi della sceneggiatrice Melissa Rosenberg ad essere il più forte punto debole di questo film: scritte male e interpretate ancora peggio da Robert Pattinson e, nemmeno a dirlo, dalla nostra amata inespressiva Kristen Stewart (salviamo il bel faccino di Taylor Lautner che, come terzo incomodo, funziona sempre piuttosto bene), le battute vengono inserite all'interno di una sceneggiatura farcita con i soliti immancabili buchi, ma pur sempre migliore rispetto a tutti gli altri episodi. Superficialità e qualche eccessivo movimento di macchina ci sono ma, come abbiamo detto, questi sono gli obblighi delle grandi produzioni, dove le telecamere devono muoversi, ruotare e mostrare meravigliosi paesaggi innevati e non, e dove la qualità di un artista deve piegarsi al volere di chi sgancia il danaro. Il montaggio curato da Virginia Katz rende alcuni momenti lievemente confusionari, ma niente di male, soprattutto se si pensa alle bombardate immagini in dissolvenza incrociata e raccordi forzati che scorrono durante i titoli di testa. Guillermo Navarro mette in mostra ancora una volta le sue ottime qualità di direttore della fotografia (forse l'unica cosa salvabile del precedente episodio) e Carter Burwell ci regala qualche nota interessante con le sue musiche, non indimenticabili ma orecchiabili. Nota di merito anche alla Computer Grafica che finalmente mostra dei cagnoni (scusate ma non riesco a chiamarli lupi) come si deve e dona alla piccola figlia di Edward (ancora non mi capacito di quel nome, Renesmee) movenze degne di quelle di Brad Pitt ne Il curioso caso di Benjamin Button. Non mancano, però, i momenti demotivanti all'interno della pellicola (come il finale, che non esporrò per non rovinare la "sorpresa" a chi non l'ha visto), ma sono in numero molto inferiore rispetto a ciò a cui ci hanno abituato. In sostanza il plot è sostenuto bene da una regia che, man mano, snocciola le informazioni agli spettatori lasciando che possano godere il momento senza prevedere quello che accadrà dopo. I più attenti, quelli dal palato fino, resteranno comunque insoddisfatti, ma spero per loro che abbiano capito che non è un cinema per i loro gusti. Finalmente possiamo dire che Twilight è finito ma, ancor meglio, possiamo dire che la saga si è conclusa degnamente, anche se ci ha fatto raggiungere questo sufficientemente mediocre traguardo con una grande fatica.


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